Il sake è speciale; spesso, come il vino, viene servito con il cibo e ne esalta il sapore. Ma il processo di fermentazione è diverso, più simile a quello della birra, eppure non è neanche come quest'ultima. Si può bere da solo o con una varietà infinita di piatti di varie cucine. Servito a diverse temperature, a partire dal freddo per arrivare fino al caldo, lo stesso sake rivelerà una gamma sorprendente di sapori.
Processo di produzione del sake
Il sake è composto di pochi ingredienti, perciò ciascuno deve essere selezionato accuratamente per garantire purezza e gusto. I chicchi di riso vengono macinati finché rimane soltanto la parte centrale, ricca di amido. Più è intenso il processo di macinazione, più è pregiato il sake. L'acqua (Miyamizu) usata deve essere pura e avere il giusto contenuto di minerali. Uno speciale tipo di muffa (aspergillus oryzae) trasforma il riso in zucchero, mentre i lieviti convertono contemporaneamente quest'ultimo in alcol.
Origini e storia del sake
Il sake viene bevuto e utilizzato per cerimonie religiose, come quelle shintoiste, da più di duemila anni. La coltivazione irrigua del riso è stata introdotta in Giappone intorno al 300 a.C., ma il sake ha probabilmente visto il suo sviluppo durante il periodo Nara (710-794 d.C.) come menzionato varie volte nel Kojiki, la prima opera scritta che documenta la storia del Giappone, risalente al 712 d.C.
Il sake Junmai è uno dei più pregiati. È sake puro, senza aggiunta di alcol e prodotto con riso estremamente raffinato assieme a metodi produttivi complessi e impegnativi. Ha anche un livello di acidità più alto rispetto agli altri.
Il sake Ginjo viene prodotto in diversi stadi complessi e impegnativi, senza l'uso di macchinari e con metodi tradizionali. Si impiega riso estremamente raffinato che viene fatto fermentare a temperature più basse per lunghi periodi. Ha un gusto leggero, aromatico, fruttato e raffinato.
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